Il gesto. L'eleganza. Lo
spirito
Per immergerci nella cultura
del sol levante la fondazione culturale Hermann Geiger ha organizzato
a Cecina fino al 15 settembre 2013 una mostra dedicata all'armoniosa
fusione tra perfezione e spirito della cultura nipponica.
Raffinata e complessa
percorriamo il sentiero della spada degli antichi samurai fedeli al
Bushidō,
dove
rispetto, onore e dedizione
erano
rivolti alla famiglia, al paese e all'imperatore, con cui
instauravano un giuramento di sangue sul keppan,
poi
bruciato e sciolto nel saké.
Numerose
sono le leggende che orbitano attorno a questi valorosi combattenti.
Due delle armature in esposizione |
Miyamoto Musashi |
Miyamoto
Musashi (1584-1645), vero nome Shinmen Musashi no Kami Fujiwara no
Genshi, il più grande samurai.
A
13 anni affrontò Arima Kihei e partecipò alla battaglia di
Sekigahara. Studiava la psicologia e le debolezze dell'avversario
cercando di far leva sulla sua rabbia, irritandolo presentandosi in
ritardo e con una scarsa igiene. Così a 29 anni aveva già vinto 60
incontri. Raggiunti i 50 si ritirò dediandosi all'arte e alla
letteratura. Nel 1640 scrisse I
trentacinque precetti della strategia, Il libro dei cinque elementi,
La via che bisogna percorrere da soli.
Si
narra che durante la cerimonia funebre un tuono rischiarò il cielo,
si crede che fosse l'anima di Miyamoto che abbandonò il suo corpo.
Tomoe Gozen armata di najinata |
Anche
le donne potevano diventare samurai, onna
bugeisha, donna
guerriera. Dovevano difendere la casa, imparavano le arti marziali
come il najinata-jitsu, praticata in Giappone prevalentemente da
donne, derivante dall'arma che utilizzavano, il naginata, una lunga
lama montata su un'asta. Anche gli accessori femminili nascondevano
insidie per i nemici, come fermagli, pugnali adattati alle
capigliature e i ventagli tessen. Anche se storicamente incerta, è
molto conosciuta la figura di Tomoe Gozen, moglie di Miyamoto.
L'ultimo dei samurai il film |
Saigo
Takamori continuò ad insegnare la via della spada e nel 1877 guidò
l'ultimo attacco dei samurai, la ribellione di Satsuma. Solo dopo la
sua morte Saigo, L'ultimo
dei samurai fu
perdonato.
La storia dei 47 ronin di G. Soulié de Morant |
Nel
1700 il daimyō
Asano Takumi no kami Naganori, signore di Ako era in visita al
palazzo shogunale di Edo. Fu offeso dal maestro di protocollo Kira
KozukenosukeYoshinaka e per reazione Asano sfoderò un pugnale con
cui fu costretto a compiere seppuku. I samurai che lo accompagnarono
diventarono rōnin,
samurai girovaghi senza signore. Quarantasette di loro decisero di
vendicare Asano seguendo così il Bushidō,
ma il governo li
condannò alla stessa sorte del loro precedente signore, dando vita
al dramma Chūshingura.
Wakizashi |
Le
donne compievano il rituale conosciuto con il nome jigai,
con un taglio alla
gola dopo essersi legate i piedi per non assumere posizioni scomposte
dopo l'agonia.
Si
narra che il Dio Susa no ō, figlio del creatore delle isole
giapponesi, uccise un drago dalle otto teste e dentro la coda trovò
una lunga spada, che consegnò alla sorella Amaterasu, Dea del Sole.
Poi fu ereditata dagli imperatori e ancora oggi rappresenta
l'unione tra terra e cielo.
La
mostra si conclude al piano superiore con l'esposizione di alcuni
kimono ( ki indossare,
mono cosa,
cosa da indossare). Vesti tradizionali a forma di “T” ricavate da
un unico rotolo di stoffa. Da esso si poteva capire: l'occasione e il
suo grado di formalità, l'età e lo stato civile della donna ed
infine la stagione a cui era sempre abbinato per colore e
decorazione.
Non
valorizzava le forme femminili, infatti la biancheria da indossare
doveva schiacciare il corpo in una forma cilindrica. La sensualità
doveva imporsi dall'armonia dei gesti e dal fascino del celato.
Numerose
furono le influenze e le variazioni che questa veste subì, fino alle
riforme Tenpō (1841-1843) che limitò i beni di lusso, introducendo
così i sottokimono preziosi e raffinati, aggirando così l'ostacolo
e dando vita alla moda
iki, “eleganza
sobria”.
La vita nel periodo Edo era dura, le carestie
erano ricorrenti, le cortigiane-principesse erano bambine contadine
strappate dalle famiglie e dalla povertà. La popolazione si rivolgeva ai piaceri
con la consapevolezza della loro caducità nel ciclo naturale della
vita, fluttuando nella loro bellezza fugace.
Da sinistra a destra: Sottokimoni, Kimono da sposa, Kimono da bambino |
Per
tutti gli amanti della cultura giapponese è possibile assistere anche alla
mostra del museo Stibbert di Firenze dedicata ai Samurai, in
esposizione fino al 3 Novembre 2013: http://www.museostibbert.it/
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