venerdì 12 luglio 2013

IL FILO INVISIBILE TRA LA VITA E LA MORTE

Come tutte le mattine salgo sull'autobus. Non faccio caso a chi o cosa mi circonda mi siedo al solito posto con le cuffie infilate nelle orecchie. Apro la borsa e tiro fuori l'ennesimo libro.
La mia vita scorre veloce tra le pagine bianche. La realtà è una rete di monotonia che mi avvolge fino a farmi soffocare. Il tragitto prima di andare a scuola è la mia prigione che mi protegge dal caos della società.
Poi una brusca frenata, il suono delle gomme che stridulo annuncia il presagio.
L'autobus si ribalta e sbatte contro il muro. La corrente salta. L'obliteratrice a penzoloni.
Lentamente apro gli occhi, mi tocco la testa dolorante. 
Mi guardo attorno per la prima volta e i miei occhi vedono solo morte e distruzione.
Cerco di sollevare un poco il busto, mi volto leggermente per vedere fuori dal finestrino, ma il cadavere di una vecchia signora mi fissa.
Guardo i suoi occhi vitrei, neri, innocenti.  Una luce in profondità.

La vita si è spenta, stare al mondo e sentirsi morta, uno zombie ambulante tra i vivi. Un cadavere avvizzito i cui desideri e sentimenti scivolano sulla pelle, senza riuscire ad aderire, ad attecchire. Come una radice senza alcuna utilità, senza alcuna funzionalità guardo il corpo inerme.
Alla fine la vita cosa é? Un filo che lega lo stesso mondo, quello da cui veniamo e quello in cui cadiamo alla morte. Lo stesso oscuro sonno che culla la nostra anima inconscia. Un immortale riposo ottenuto da un soffio di vita che ci abbandona, come il vento che crudele denuda i petali di un fiore, come il vento crudele che alimenta il fuoco che arde questo fragile foglio che diventa cenere, consistenza un giorno del mio corpo.
Ma oltre all'annullamento corporeo e all'inconsistenza della materia cosa c'è in questo abisso?
Dolore, solitudine, disperazione? O forse è possibile non sentire più niente? Un immutabile silenzio, il cuore che non sussulta più, la mente che non controlla più niente e si lascia abbandonare al vuoto? E' forse questa la “pace”? E' forse questa la liberazione?
Se così fosse la mia anima è già morta e tutto quello che resta è un corpo incosciente che si muove solo per il volere degli altri... Il mio cuore è avvizzito e la mia anima stanca trascina questo corpo che cerco di distruggere...Perché? Perché non provo il senso dell'esistenza della mia vita? Una perenne insoddisfazione, un vuoto che lacera in profondità le carni del mio spirito, é la mia più grande malattia.

Tutte queste persone attorno a me sono tornate alla loro consistenza, sono scese alla loro fermata, mentre io continuo a vagare in questo limbo inconsistente.
Restare qui e lasciarmi morire come loro, sarebbe accettare di scendere alla mia fermata, ma il destino non ha scelto questo per me.
Sono ancora in grado di spostarmi tra l'immondizia di questo mondo.
Apro a forza la porta dell'autobus, faccio forza sulle braccia e mi tiro su con la mia cartella uscendo.
Non è ancora arrivato il momento di scendere alla mia fermata.



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