lunedì 29 giugno 2015


Descrizioni crude e profonde ci trascinano tra i vicoli maleodoranti della Francia del diciottesimo secolo.

Un romanzo dalle mille sfaccettature: una critica violenta contro la società e il clero dell'epoca.
Perbenismo che tenta di celare opportunismo, ipocrisia, depravazione.
Demoni che non riescono ad essere contenuti nei corpi degli uomini, e si manifestano con fetori pestilenziali.
Maschere che non passano inosservate al formidabile naso del protagonista Jean-Baptiste Grenouille.

Un diverso, un anticonformista non amato dalla società e dalle persone comuni che con il loro disprezzo lo isolano e lasciano che si trasformi da vittima in carnefice.
Nelle tenebre della solitudine Grenouille ricerca il senso della sua esistenza.

Un eremita affamato di amore, cerca di ottenere con l'unica cosa che lo può rendere superiore: il profumo.
La ricerca di una fragranza divina creata dall'essenza della purezza femminile.
La madre è stata la donna che lo ha gettato tra la sporcizia degli uomini. Nessuna purezza materna e femminile lo aveva mai amato così, tenta di crearsela.




Quando riesce a dominare i cuori con la sua arte, si accorge di non poterli corrispondere.
Non può amare uomini che riescono solo a disprezzare, odiare e usare i propri simili. 
E come un profumo che evapora, Grenouille decide di svanire con l'unica cosa che lo rende speciale, con l'unica cosa che ha infiammato il suo cuore, con il suo profumo. 

Patrick Suskind esordisce con il testo teatrale "Il contrabbasso" (1981), raggiunge il successo con "Il profumo" (1985), seguito da "Il piccione" (1987), "Storia del signor Sommer" (1991), "Ossessioni" ed infine da "Sull'amore, sulla morte" (2007).



sabato 13 giugno 2015

La farfalla dalle ali di pietra








Per aiutare i bambini a scoprire e a scoprirsi.
Per farli continuare a sognare.
Gli ingredienti per realizzare questa magia?
Credere in se stessi e impegnarsi con umiltà e passione.

Tutti noi siamo una crisalide pronta a diventare farfalla.
Pronti a far librare nel cielo come piume, ali che ci sembravano di pietra.

Volare fino alla materia che costituisce i sogni, fino all' "impossibile" che ognuno di noi ha nel cuore.

Scritto da un padre a suo figlio, un coloratissimo messaggio di coraggio, bellezza e forza che sono in ognuno di noi.

Divertitevi con i vostri figli a colorare, leggere e giocare.
Perché finché sono piccoli chi li aiuta ad aggiungere sfumature alla loro tavolozza, siete voi. 




Autore: Mauro Venturi
Disegni: Alessia Castellano
Editore: Florence Artedizioni
Target: 3-9 anni


venerdì 24 aprile 2015

La leggenda del salice piangente

Mi ero già allontanato dal mio umile villaggio, ma mai così lontano.
Il paesaggio che si estendeva al mio sguardo era stupendo, i monti si ergevano come potenti divinità sulla vallata. 
Le rocce sembravano brillare come pietre preziose ai raggi del caldo sole estivo. 
Gli unici compagni di viaggio erano il fruscio del vento tra i rami degli alberi e l'odore dell'erba e dei fiori che si piegavano gentilmente al mio passaggio.
Quasi non si poteva credere che qualche metro più in basso ciuffi radi di erba essiccata scricchiolavano come se implorassero acqua.
Ma di acqua non c'era traccia.
Eppure doveva esserci una fonte nelle vicinanze, da cui la natura che si colorava ai miei occhi attingeva così tanta vita.
Erano ormai mesi che non pioveva e rischiavamo di perdere tutti i raccolti.
L'ultimo nostro tentativo, era trovare una sorgente, altrimenti ci saremmo dovuti trasferire.
Mi sedetti su una roccia all'ombra di una quercia e fui colto dalla stanchezza e dalla rassegnazione: se c'era una fonte, i miei occhi non la scorgevano.
Una dolce cantilena accompagnata da un'armonioso scrosciare d'acqua mi cullò tra le braccia di Morfeo.

Sognai una grotta immersa nel verde del bosco. Un'immensa cascata si tuffava nel piccolo lago ai suoi piedi. Talmente maestosa da non poter fare a meno di percorrerla con lo sguardo, come una scala che ti permetteva di raggiungere il cielo. Tutto era così magico e impressionante che i due elementi sembravano mescolarsi e capovolgersi: sotto il cielo e sopra il lago.

La voce smise di cantare come interrotta dalla mia presenza e mi chiamò destandomi.
Cominciai così ad addentrarmi nel bosco. Sembrava stupido cercare un sogno, ma tutto era così stupendo che l'illusione che tutto fosse reale, divenne sempre più concreta.
Mi sembrava di vivere una delle tante fiabe che si raccontavano ai bambini, fino a quando non mi trovai di fronte a una grotta.

Trattenni il respiro indeciso su cosa fare, quando sentii nuovamente la cantilena.

Con passo deciso entrai e su uno scoglio emerso dalle acque, una venere nuda con la pelle più diafana delle perle, cantava.
Un raggio di sole la illuminava e i capelli dorati sembravano filamenti di stelle splendenti.
La sua voce così soave, mi fece credere di essermi nuovamente addormentato.

Di Francesca Neroni
faakuprism.blogspot.it







































Per accettarmi che fosse realtà, cercai di avvicinarmi.
Volevo toccare tutta quella magia.
Ma un ramo spezzato sotto al mio peso fece interrompere l'incanto e la ragazza spaventata si nascose tra le acque.
Non feci in tempo a dire niente, che vidi sfuggire le squame argentee e blu della pinna.
Non era un sogno, tutto era reale. E lei esisteva, non faceva parte della mia immaginazione.
Desideravo vederla, desideravo parlarci, desideravo toccarla.

Non passava giorno che il mio pensiero non la evocasse.
L'acqua della cascata sembrava magica, le piante e i raccolti sembravano risplendere di linfa e la siccità, un ricordo lontano.
L'acqua non era più la mia priorità.
Fu così che tutti i giorni mi incamminavo fino alla grotta.
Inizialmente non si avvicinava a me: io mi sedevo sulle rocce con i piedi immersi nel lago, aspettando, e lei mi osservava dal pelo dell'acqua.

Un giorno ero così stanco dopo il lavoro nei campi, che mi addormentai e al mio risveglio lei era accanto a me a studiarmi con curiosità.
Non credo ci fosse stato nella mia vita un risveglio più bello, con quegli occhi così blu da farmi pensare di essere annegato nell'acqua durante il sonno.
Le sue dita che mi accarezzavano la pelle mi lasciarono una scia umida di brividi.

Ogni volta che tornavo, Naiade mi aspettava.
Ascoltava con attenzione la mia vita e quella del villaggio. 

Per me era tranquilla quotidianità, mentre per lei un mondo esotico e affascinante che poteva solo immaginare.

Di Francesca Neroni

Ma io ero umano e tutto questo non poteva andare avanti ancora per molto.
La vecchiaia cominciava ad arrivare e la mia schiena si incurvava.
Il mio fiato non era più sufficiente, zoppicava sempre più, lasciandomi sempre più vicino al villaggio e sempre più lontano da lei.
Il tempo divenne il nostro ostacolo.

La siccità non era più un problema: negli ultimi anni le acque intorno ai monti cominciarono a rifiorire e i fiumi ingrossati irrigavano abbondantemente i campi.


Un giorno seduto sulla mia sedia a dondolo, ricevetti la visita di un giovane ragazzo che mi aveva preso in simpatia.

Mi raccontò una storia: nel cuore del bosco aveva trovato una grotta.
A questa prima frase il mio cuore saltò un battito.
Al suo interno un rigoglioso e bellissimo salice piangente era bagnato dalle acque di una cristallina cascata.
Dai rami piccole gocce cascavano sul terreno circostante formando piccoli rigagnoli che seguiti, si riunivano nei maggiori fiumi fino ai nostri campi.

Di Francesca Neroni

Il ragazzo si era avvicinato all'albero, e quando la sua mano aveva sfiorato il tronco, la sua anima ne aveva percepita un'altra: una giovane e bellissima donna che piangeva, piangeva e le sue lacrime erano le gocce che scorrevano incessanti.

Di Francesca Neroni

Mi alzai di colpo. Le mie gambe ritrovarono tutta la forza di un tempo.
Corsi verso il fiume più vicino e le mie ginocchia resistettero fino alla riva. 
Il tempo non mi aveva più permesso di andare da lei a prendere l'acqua per la mia gente, così lei aveva fatto arrivare l'acqua da me.

Di Francesca Neroni
E proprio come nel nostro primo incontro, Naiade da sogno si trasformò in realtà. 
Sfiorai nuovamente la sua mano della stessa consistenza dell'acqua.

lunedì 2 marzo 2015

Pennellate di Poesia!

Nella Chiesa di Santo Stefano al Ponte, nel cuore di Firenze, vi sarà possibile entrare nelle opere di Van Gogh. 

"Preferisco dipingere gli occhi degli uomini che le cattedrali, perché negli occhi degli uomini c'è qualcosa che nelle cattedrali non c'è."

Cullati da pezzi musicali, dalle pennellate vorticose in movimento dell'artista vi troverete nelle foreste dipinte, nei campi di grano. 
Dai ponti parigini potrete ammirare le stelle nel manto notturno.

"A volte penso che la notte sia più viva e più ricca dei colori del giorno"

I ciliegi e tutta l'atmosfera dell'Oriente sboccerà sotto i vostri occhi e sotto le volte della chiesa!



I colori che animano la natura.

"La natura è il miglior modo per comprendere l'arte; i pittori ci insegnano a vedere"

Volti di uomini e donne marcati dalla vita vi circonderanno e ne sarete come catturati. Occhi pieni di emozioni, occhi che spesso nella vita di tutti i giorni sfuggiamo adesso ci tengono lì inchiodati.
Le parole dell'artista vi racconteranno la sua vita, piena di poesia e amore, ma anche di sofferenza e malattia.



Tutto questo potrete viverlo nella mostra multimediale aperta tutti i giorni fino al 12 Aprile!
Per altre informazioni e i costi:
http://www.vangoghalive.it/


domenica 11 gennaio 2015

Le stanze della scrittura


Un blog parallelo attraverso le stanze della scrittura. Per conoscere quale porta spalancare che ci permetterà di conoscere e conoscersi meglio.

Blog ricco di eventi, concorsi, seminari, interviste e tanto altro.

Per chi cerca risposta a domande o anche per semplici curiosi che desiderano leggere articoli e aprire discussioni

Una vetrina di elaborati dove confrontarsi e mettersi alla prova!

Apriamo questa porta al link: lestanzedellascrittura.blogspot.it

martedì 3 dicembre 2013

Bagaglio invisibile


Torno da casa e scendo dall'autobus alla fermata del capolinea

Mentre attraverso il vialetto costeggiato dagli alberi nel buio della notte estiva, mi accorgo che l'unica borsa che porto non mi pesa per niente.
Eppure pensandoci bene, quando cambi casa dovresti avere un bel bagaglio enorme con all'interno tutta la tua vita. 
Guardo la borsa e mi fermo.
Nella mia borsa c'è tutta la mia vita? In questa piccola borsa per il pc e poche altre cianfrusaglie?
La vita di una persona non dovrebbe contenere molte più cose?
Forse un bagaglio invisibile legato al tuo cuore, che non trascini tu, ma che ti conduce lui, custodendo amicizia, amore e famiglia.
Eppure io sono ferma, non mi sento assolutamente trascinata.
Quindi il mio bagaglio invisibile non esiste? 

Probabilmente.

mercoledì 11 settembre 2013

Aggrappato alla sua luce


La moto era rosso fuoco, troppo splendente per la luce ancora fioca dei primi raggi di sole. Appena si sistemò partì. Fu una sensazione unica. Si lasciò un po' il giubbetto di pelle nero aperto per sentire il freddo vento entrargli fino sotto la pelle. Per lui una corsa a tutta velocità era un'emozione unica, gli alzava l'adrenalina e lo faceva sentire vivo. Il pericolo di poter morire da un momento all'altro a quella velocità sfrenata. Michelle non si reggeva molto a lui, tanto che spesso guardava dallo specchietto per vedere se ancora era lì dietro. Lo toccava leggermente e in quel tocco lui ci vedeva tutto. La sua completa fiducia, gli assegnava la sua vita e allo stesso tempo il seguire passo per passo i suoi movimenti era una simbiosi, un'affinità di anima e corpo. La corsa continuava e anche la meta sembrava sempre più lontana e misteriosa come se stessero fuggendo da una vecchia vita per entrare in una nuova. La realtà appariva così concreta in quegli attimi: i suoni erano amplificati, sentiva il verso ripetitivo di un usignolo tra le fronde degli alberi o il trattore del contadino lavorare nei campi. Anche gli odori risaltavano subito ai sensi, l'odore di bruciato di un piccolo incendio appiccato o quello dello sbocciar dei fiori a primavera. Potevi osservare il mondo, con i suoi cambiamenti di colore e tonalità, così rapidi. Improvvisamente la vita appariva così semplice e serena. Come se le complicazioni le producessero solo la società umana. La sua parola preferita, serenità, una meta forse che non era destinato a raggiungere. Cosa avesse fatto nelle sue vite passate per meritarselo non lo sapeva neppure lui. Dopo tutto, come tutte le regressioni l'aveva dimenticato.
Poi quella meta arrivò, come una fotografia istantanea dietro la curva. Si ritrovarono distesi sull'asfalto sanguinanti.
Era il 1986 e quel giorno per ben due ore Andrew morì. Nessuno li aveva ancora soccorsi quando riprese i sensi. Vedeva tutto rosso, come dietro quelle lenti per osservare le eclissi di sole. Michelle era sdraiata poco lontano da lui. Strisciando cercò di raggiungerla. Ma prima di riuscire a toccarle i capelli una luce lo fissò intensa e pacata e si sollevò da lei lentamente. Disperato si aggrappò a quella luce, sapeva che era la sua anima e se, se ne fosse andata l'avrebbe persa per sempre.
L'aveva conosciuta ad una sua mostra e gli si avvicinò mentre lei fissava il dipinto di una donna di spalle. Quelle esili spalle strette dal vestitino bianco estivo di cotone che svolazzava ad ogni suo movimento. Quelle spalle erano le stesse che lui aveva dipinto, così come i morbidi capelli. Come una premonizione il quadro sembrò prendere vita di fronte a lui e Michelle entrò a far parte della sua vita.
Ora che l'aveva persa per sempre non aveva smesso di dipingere ma aveva cambiato le sue tele. Da quel giorno riusciva a vedere negli occhi delle sue modelle di bodypainting la loro anima e gliela plasmava sulla pelle facendola emergere in superficie da una profondità di cui nemmeno loro erano consapevoli.
Lacrime, tormenti, gioie e sorrisi tutto impregnava con il suo pennello e i suoi colori in una danza fluida. Niente era fuori posto, niente era eccessivo, tutto si adattava alle loro curve fino a che le sue dita non si sollevavano. Quando il tocco cessava non solo il lavoro era finito, ma lui non si ricordava più niente di quello che aveva visto.

Aveva scelto l'arte del bodypainting come viaggio dentro quelle anime per trovare la stessa luce della sua Michelle, ma non l'avrebbe più trovata. L'immagine si sfuocava e sfuggiva alla sua memoria, come un orologio al quale un ingranaggio ha smesso di funzionare. E come il ricordo anche il dipindo era destinato a scomparirgli, non gli restava come i dipinti, anche quelle anime raffigurate proprio come l'anima della sua Michelle erano destinate a svanirgli davanti.